Anna Panti e Minervo Sclavi
Intervistati dalla nipote Eleonora Sclavi.
Qual è il vostro primo ricordo?
Insieme: C’era tanta miseria tutti e quanti erano, una miseria che non te lo dico nemmeno.
Ma la prima cosa che vi viene in mente se pensate a quando eravate piccini qual è?
Anna: Eh quando s’era piccine s’era io e la mi sorella e ci s’aveva l’orto e lo faceva il mi nonno e il mi babbo, vedrai che ricordi s’aveva la mi mamma ci portava all’orto e si giocava lì.
E dove sei nata?
Anna: Sono nata a Siena nel 1936 all’ospedale a Santa Maria della Scala e vivevo a Bottega Nova.
Che lavoro facevano i tuoi genitori?
Il mi babbo lavorava in una ditta, la mi mamma era casalinga.
E te nonno?
Minervo: Sono nato a Piancastagnaio nel 1933 a me m’è morto il babbo a tre anni poco più, allora la mi mamma mi portò a Follonica alla colonia perché c’era il tempo del Fascio. Lei la presero al servizio di questo pezzo grosso del Fascio. Il mi fratello c’era di già che era più grande di me di cinque anni e guardava anche me. C’erano le donne che ci guardavano tutto quanto e ogni cosa. L’infanzia l’ho passata lì.
Che facevi in colonia?
Minervo: E che facevi niente, di ragazzi s’era in diversi c’era certi pali alti la mattina si faceva l’alza bandiera come se si fosse stati soldati la sera si riabbassava e ogni cosa, si faceva gennastica io c’ho fatto la prima il mi fratello Romano c’ha fatto la terza o la quarta.
E poi a che età sei tornato a casa?
Alla prima, verso sei anni so’ tornato a casa perché andò così: c’era questo pezzo grosso del Fascio e la mi mamma c’era al servizio, la mi zia gli scriveva sempre alla mi mamma e gli diceva che c’era questo nonno al Marroneto che è solo e di venire a casa. Allora questo tizio ci mandò a tutti e due a casa, questo del Fascio.
Anna: Il servizio la su mamma non glielo faceva più hai capito? Quindi i ragazzi li rispedì a casa perché la su mamma lavorava al servizio di questo capoccione del Fascio e quando poi se n’è andata per anda’ dal nonno quello l’ha mandati via.
Minervo: C’era questa zia Paradisa che gli scriveva alla mi mamma, lei stava vicino al mi nonno ai Gretini [località vicino Santa Fiora]. Il mi nonno ha campato fino a 96 anni è sempre stato arzillo e ogni cosa e si vede che anche a Paradisa gli era venuto a noia a assiste quest’omo e tutto quanto e niente io poi tornai a scuola lì al Marroneto e s’è fatto la scuola lì. Feci la terza al Marroneto e la quarta e la quinta a Santa Fiora. E poi finito lì.
Che vi insegnavano a scuola?
Minervo: Era l’elementari normali mi pare che due volte a settimana c’era la signorina che veniva da Arcidosso, era una professoressa. Un giorno alla settimana ci portavano nei campi a imparare a nestare le piante qua e là sotto e sopra c’era uno che faceva questo lavoro e poi ci s’aveva la maestra normale.
E Romano? (fratello)
Minervo: Lui l’ha fatta ad Arcidosso dopo la quinta, ma non erano le medie era l’avviamento al lavoro, tre anni c’è andato pensa tutte le mattine con la bicicletta 17 chilometri quella bicicletta sempre bucata. Ha imparato parecchio la meccanica poi dopo andò a Siena con la bicicletta da Santa Fiora senti che coraggio, a trovà questo zio.
Ah perché a Siena avevate uno zio?
Sì lui c’era già venuto da quel dì a Siena questo zio era tanto bravo con noi, lo sai lui la domenica partiva con la macchina e veniva a trovare noi a Follonica tutte le domeniche e ci portava l’ovo di Pasqua quando era Pasqua, quando il panforte e poi lo mangiavano tutte queste signorine che ci guardavano.
Anna: A loro non gli toccava niente capito?
Minervo: Eh tutte le domeniche lo faceva ci voleva bene era affezionato alla mi mamma (piange).
E te nonna la scuola?
Anna: L’ho fatta a Siena a Malafrasca lì per andare verso il Bozzone c’erano le elementari anche la mi sorella Carla più piccina l’ha fatta lì.
Che vi insegnavano?
Anna: Poco poco insegnavano visto il disegno i temi i problemi queste cose qui. C’era le maestre che stavano di casa lì, c’erano du maestre, una faceva prima seconda e terza mi pare quell’altra faceva quarta e quinta.
Erano severe?
Anna: Eh eccome c’era una picchiava ancora i ragazzi certi schiaffi gli arrivavano, hai visto in classe anche i maschi che erano birbi. Una no era tutta religiosa sembrava una suora era, infatti, una suora vestita normale qull’altra invece aveva marito e aveva tre figlioli mi pare aveva e questa nini quando i ragazzi facevano casino li pigliava gli tirava l’orecchi e li metteva dietro la lavagna.
Fino che età hai fatto la scuola? E dopo che hai fatto?
Anna: Fino la quinta poi dopo poi niente che ho fatto dopo? Quando s’era a casa dopo la scuola, te un li conosci sarebbe stata la cognata di Giovanna la moglie del su fratello ebbe un bambino e la mi zia la mamma di Giovanna mi disse: “voi venire, tanto sei a casa hai smesso di scuola lo porti un pochino fori”. Allora andavo a giornate lo portavo visto stavano alla stazione vecchia e si andava nel viale della stazione visto allora non c’era mica il traffico di ora.
E tua sorella Carla?
Anna: Eh lei non ci veniva quando era un pochino più grande andava a impara’ a fa la sarta da omo era brava sai precisa a me invece la sarta no m’era mai garbata non c’avevo passione io e allora così hai capito questa era la nostra infanzia.
E te nonno come sei arrivato qua a Siena?
Minervo: Eh è andata in questo modo: la mi mamma insieme a questo zio avrebbero messo un po’ per uno per far studiare Romano (fratello) e andò in commenda dove c’era un istituto ora c’è i vecchi e tutto quanto.
Anna: Prima c’era un istituto, una scuola invece dei vecchi.
Minervo: Mandava le fotografie ma lui non voleva studiare veniva a Santa Fiora piangeva e basta perché non voleva non ci capiva niente tutte queste cose e il mi zio lavorava già col camion, faceva l’autista e tutto quanto e lo prese con lui e andò con lui a fa il camionista e tutto il resto. Si mise co’ Aquilino (lo zio) e aprì questo famoso forno a Siena, lo Sclavi e si mise lì e poi dopo qualche anno ci andai anche io e si finì tutti lì.
Quindi te andasti a Siena per lavorare in questo forno?
No io prima andai ad una marmifera sempre collegato a questo forno.
All’Amiata non ci rimase più nessuno della famiglia?
Minervo: No si venne tutti a Siena.
Anna: Quella casa che c’avevano là ci s’andava nell’estate con Massimo piccino (figlio) ci s’andava volentieri poi venne la moda di andà al mare e allora questa casa fu venduta eh ma ci si stava parecchino in montagna.
Minervo: Il tu babbo a Follonica era fidanzato e si ritrovavano lì poi lei si fidanzò con uno di Roma allora il tu babbo prese e si comprò una macchina, sai erano stai insieme tanti anni.
Anna: Eh ma il tu babbo era bello da giovane le portava anche a casa le fidanzate ma io non volevo perché non ci volevo attacca’ briga se poi si lasciavano…
Va bene, facendo un passo indietro, voi quando vi siete conosciuti?
Anna: Ci siamo conosciuti da grandi perché poi in città c’era i posti dove ballavano la domenica capito?
Minervo: Eh si noi ci siamo conosciuti lì.
Anna: Lui era un appiccicoso figurati veniva sempre dietro come un cane randagio madonnina tante volte mi faceva uggia.
Minervo: Ma io non me lo ricordo neanche senti.
Anna: Sì Minervo te venivi a ballare con qualche amico io andavo con la mia amica Mery.
Come l’avevi conosciuta Mery?
Anna: Eh l’avevo conosciuta per mezzo di Frida la sorella di Bruno, te non li conosci, perché poi io quando era il periodo andavo in fabbrica a fa’ i panforti, i dolci io ero a incartalli e allora lì in questa fabbrica ci lavorava la su sorella e allora ci siamo conosciute in questo modo. Lei era più grande aveva due anni più di me.
Quindi nel tempo libero andavate a ballare?
Anna: Eh si specialmente d’inverno poi d’estate s’andava a Leone su a coso in Camollia dove c’è la cosa ora un mi viene a mente…
Minervo: Sì lì dove c’è la contrada dell’Istrice.
Anna: Sì dell’Istrice, si saliva su una scalinata e c’era una terrazza grande e d’estate ci si stava bene sicché ci veniva tanta gente.
Minervo: E in quel periodo si ballava in diversi posti anche al chiuso.
Anna: Eh si ora non guarda’ ora che ci so queste discoteche specialmente al Carnevale c’era il pullman in Piazza della Posta, si saliva in questo pullman poi quando era l’ora ci riportava a casa.
E che facevate da fidanzati? Dove andavate?
Minervo: Eh s’andava al cinema e a questo ballo.
Anna:Ppoi lui c’aveva la macchina si poteva anda’ a fa’ una girata.
Minervo: Poi in primavera venivano le feste fori a Geggiano, ci ballavano tutte le settimane o a Brolio.
Anna: Eh sì s’andava a queste feste fori, Carla (sorella) invece lei s’era già sposata poi quando si sposò dopo poco nacque Monica e lei andava a lavoro in una cosa dove facevano le confezioni da omo e allora questa cittina a chi la lasciava? E allora noi si stava a Bottega Nova e si tornò di sopra in casa a loro, a Monica, “si pionono” in casa alla mi sorella volevo dire poi cominciò a anda’ a scuola all’Osservanza, c’è anche ora la scuola poi hai visto i primi anni si passava dal Francioni [scorciatoia che da Bottega Nova arriva alla Basilica dell’Osservanza] e a momento s’era alla chiesa e le maestre pensavano fossi io la su mamma.
E poi vi siete sposati?
Anna: Ci siamo sposati nel ’70.
Minervo: Eh si i problemi vennero dopo quando è rimasta incinta di Massimo ha tribolato quanto gli pare lei è stata all’ospedale diversi giorni che non si riprendeva.
Anna: So’ stata du mesi all’ospedale.
Minervo: Facevano trasfusioni su trasfusioni.
Perché ti sei sentita male?
Anna: Eh perché mi pigliava le emorragie.
Minervo: C’era anche tutta la gente del forno a dagli il sangue.
Anna: Massimo era in pediatria appena nato mi ricordo che me lo fecero vedere era un fagottino gli si vedeva le manine, ma appena l’ho visto.
Minervo: Massimo dice aveva bevuto l’acque quando è nato e era diventato nero per questo l’hanno portato in pediatria e questa professoressa disse: “Io quando l’ho visto la prima volta non gli avrei dato una lira a Massimo”. E invece era robusto e tutto quanto e s’è ripreso abbastanza bene, lui dopo una decina di giorni si poteva mandare a casa ma la mamma non c’era perché era all’ospedale [prima la pediatria e l’ospedale erano due posti diversi] e quindi non si poteva mandare e allora rimase lì.
Anna: Io quando uscii dall’ospedale da quanto ero debole la mi mamma era sempre viva andai a casa della mi sorella e ci stetti due mesi almeno mi riposavo.
Minervo: Io dormivo a casa e venivo a mangia’ dalla mi mamma senti che traffico.
Anna: Poi Massimo si riportò a casa io mi ripresi poi lui hai visto era birbante quanto gli pare da piccino ahahah.
Minervo: Eh tutta una vita un po' particolare.
Anna: Eh sì anche a me sai Leonora (Eleonora) morì il babbo quando avevo quattordici anni sicché la mi mamma poretta lei si dava da fare per mantenerci, vedi anche noi siamo stati sfortunati come voi Leonora fo per dire almeno se c’avevi sempre la tu mamma piccinina si vede il Signore l’ha voluta con sé. La vita vedi non si sa come si risolve ma meno male voi c’avete il babbo che vi vole bene e i nonni che vi s’aiuta io dico sempre speriamo di ava’ tanta salute e di potevvi vede grandi che non avete più bisogno.
Minevo: Eh sì.
Anche la guerra l’avete vissuta giusto?
Anna: Oh un ne parliamo ah la guerra io lo sai quando sento la sirena qui in televisione mi ricordo della sirena di quando s’era piccini. La mi mamma mi ricordo ci pigliava per mano una di qui una di là e s’andava al ricovero perché per lì c’era il rifugio ci veniva tanta gente. Lì la mi mamma c’aveva potato anche il materasso ci si dormiva ancora senti senti un pochino. Poi in tempo di guerra non s’aveva niente, non ci si invidiava tutte le famiglie erano allo stesso pari.
E per mangiare?
Minervo: Eh loro c’avevano la tessera.
Anna: Eh noi ci s’aveva la razione un filino di pane a testa in questo modo tutti i giorni ci si doveva fare pranzo, cena e merenda poi noi che s’era ragazzi ci s’aveva sempre fame, la mi mamma, però, diceva: ”Poi questo pane quando s’è mangiato ora poi stasera non c’è”.
E te nonno?
Minervo: Io stavo là in montagna in casa col mi nonno si stava, noi non ci s’aveva la tessera.
Anna: Più che altro chi stava in città stava male i contadini fo per dire stavano meglio perché s’arrangiavano con quello che avevano eh non ci voglio neanche ripensare però dai poi ci s’è avuto questi due nipoti la tu mamma era una donna tanto gioiosa era una donna solare tanto festosa veniva qui veniva io c’ero affezionata gli volevo bene come fosse la mi figliola.
Minervo: Poi noi s’è preso la strada di veni a casa tua la tu mamma e il tu babbo lavoravano sicché.
E te nonno prima che si nascesse noi oltre al panettiere che lavoro hai fatto?
Minervo: Eh il mi fratello c’aveva le macchinette [distributori automatici] e gli serviva un aiuto sicché iniziai a lavora’ con lui. Queste macchinette si misero subito all’ospedale vecchio e si lavorava parecchio davano un po’ di seccature…
Anna: Eh ma insomma l’avevano in dei posti che ci lavoravano parecchio a quei tempi si stava bene capito?
Minervo: Eh dio bono all’ospedale centrale non c’era bar non c’era niente sicché la gente comprava da noi, si lavorava, c’era solo chi vendeva le sigarette e il cotone c’era una donna a una finestrina. Poi nel 2000 con l’euro s’è fatto festa con queste macchinette.
Poi sei andato in pensione e come l’hai vissuta?
Minervo: Eh ero subito impegnato con voi.
Anna: Eh si veniva da voi e anche l’altra tu nonna veniva da voi e quando c’era lei noi ci si riposava. Io poi ero impegnata anche co Romano perché quando morì la mamma del tu nonno e del su fratello [1984] io andavo in casa di Romano [fratello di Minervo] a aiutallo con la casa gli lavavo i cocci, poi il giorno veniva a mangiare da noi la sera invece stava per conto suo.
Quindi in conclusione qual è il vostro ricordo più bello?
Anna: Eh per me quando è nato il mi Massimo.
Minervo: Oltre a quello anche lo sposalizio si fece una bella festa a Brolio era rinnnomato quel ristorante e ci s’aveva tanta gente per Dio, venne persino i frati della parrocchia dopo la cerimonia e anche tutti gli operai del forno!