Giuseppina Franci

Intervistata dal nipote Gregorio Mazzi.

Sono nata a Pari in provincia di Grosseto il 23 aprile 1953, era un paesino molto piccolo e lì ci ho fatto sia l’asilo che le scuole elementari e mi ci sono trovata molto bene, i giochi c’ erano molto pochi di conseguenza con le amiche e gi amici andavamo nella piazzetta e giocavamo o con la corda o con la palla, la sera per divertirci andavamo a suonare ai campanelli della gente nel paese e ci divertivamo tantissimo perché altri giochi non c’erano , io ho avuto solo una bambola di porcellana che mi aveva regalato mia nonna e che poi il mi’ figliolo me la ruppe.

Quando incominciavo a essere un pochino più grande andavamo insieme alle amiche a un bivio tra Siena e Grosseto per vedere le macchine che passavano anche se erano pochissime, tant’è che nel paese c’ era solo una macchina che faceva da taxi che ci portava o a Grosseto o a Siena. La domenica con le mie amiche si prendeva una radiolina piccolissima guardavamo le macchine passare ed eravamo contente così e cantavamo per il paese, poi andavamo a casa di qualche ragazzo che aveva il giradischi ed in una cucina ballavamo tutti assieme e così trascorrevamo le giornate per noi queste piccole cose erano veramente importanti e si era veramente felici di vivere in quel modo.

Ai tempi miei in casa non c’era niente cioè equivale a dire che non c’era frigo, televisione e nessun tipo di elettrodomestico, il mi’ babbo faceva il boscaiolo di conseguenza veniva a casa ogni tanto portando i soldi alla mi’ mamma che ci comprava la roba che ci serviva a me e al mi’ fratello più piccino di un anno. Poi sono andata a fare le scuole medie, ed era tanto sacrificio partivamo con la rama che ci portava a Fercole in un distributore, quel signore ci apriva una casetta e lì aspettavamo una macchina che ci veniva a prendere dopo una mezz’oretta che sera lì e ci portava a Civitella Paganico in provincia di Grosseto dove s’entrava in un bar e si aspettava le 8:30 che aprisse la scuola, stessa cosa facevamo al ritorno.

Mi piaceva vestirmi bene ma i miei genitori non avevano i soldi per comprarmi i vestiti, così dopo le medie andai in una fabbrica lì vicino a fare il lavoro a catena per cucire i pantaloni e mi davano soltanto 10.000 lire al mese e non ero contenta, di consecuenza andai a lavorare a Grosseto in una grande fabbrica la “Mabro” dove mi davano 100.000 lire al mese, però non ce la facevo perché partivo la mattina alle 6 dal mio paese e tornavo la sera all’8. Decisi di fare il corso da infermiera professionale per essere indipendente, guadagnare dei soldi anche per aiutare la famiglia e mi trasferii in convitto a Siena dove sono stata tanto male perché avevo la suora che non mi poteva vedere eravamo tante ragazze e avevo stretto amicizia con una ragazza che abita all’Arbia che si chiama Luciana, con lei la sera ci nascondevamo nei bagni per studiare perché la suora non voleva e ci aveva divise, io dormivo nel piano superiore con altre 4 ragazze, mentre lei era nel piano inferiore da sola.

La mattina la suora ci svegliava alle 6, scendevamo, facevamo colazione vestite da fare schifo con una vestaglia blu e le ciabatte di stoffa, fatta colazione si andava in una stanza a cambiarci con un mantello ed una divisa tutte vestite di blu con la suora avanti in fila indiana per due da Porta Tufi, dove dormivamo, si arrivava al Duomo dove a quel tempo c’era l’ospedale mente ora ci hanno fatto un museo, non potevamo guardare nessuno in faccia o salutare se si faceva venivamo messe in castigo e per una settimana non saremmo più andate a fare pratica in ospedale, è stata parecchia fatica i due anni ma con la buona volontà ce l’ho fatta, mi ricordo sempre il primo stipendio che presi ero felicissima presi 120.000 lire che sarebbero 600 euro di ora e mi sembrava di aver raggiunto. Fui presa a Grosseto ma dopo poco feci il concorso anche a Siena e fui presa, sicché tornai a Siena in maniera definitiva, dove conobbi il mio ex marito e facemmo due figli. Il mio lavoro l’ho fatto volentierissimo fino a quando non sono andata in pensione dopo 41 anni e mezzo  di servizio, i primi dieci anni ho lavorato in neurologia e poi mi sono spostata in urologia fino alla pensione e mi piaceva moltissimo.

Ora sono a casa che sono già 12 anni e nel frattempo quando il mi’ figliolo più grande ha fatto due figli, sono rimasta a fare la nonna e a guardare i miei du’ cittini con felicità.