Maria Teresa Trapassi

Intervistata dalla nipote Martina Amerini.

Nonna vuoi raccontarmi qualcosa di te e della tua storia?

Volentieri, io tanto sono qui…

Inizio chiedendoti dove e quando sei nata e come hai trascorso la tua infanzia.

Sono nata l’8 Maggio del 1944  a Siena, in località Belriguardo, da mamma Argentina, una donna casalinga che teneva l’ordine in famiglia e babbo Nello, un fattore, che lavorava per il Nannini; era un suo operaio, lavorava in campagna e a lui faceva: il giardino, la piscina, la cantina, li faceva tutto, era il su’ omo!
Della mia infanzia ho pochi ricordi, ma belli, giocavo sempre all’aperto facendo giochi come moscacieca, nascondino, acchiapparello, campana e andavo anche in bicicletta; io da piccina la passavo così la mia giornata. Poi andavo anche a scuola…

Cosa ricordi della scuola?

Quando frequentavo io la scuola, ti parlo di quella elementare, si faceva prima e seconda insieme, eravamo due classi unite. Nonostante la scuola fosse distante da casa mia (andavo a scuola a Montalbuccio) ai  tempi il pulmino non c’era, quindi andavamo in gruppi e ci fermavamo sempre per la strada a giocare e venivano a riprenderci i nostri genitori perché facevamo tardi.

Per quanto riguarda i maestri/e?

Erano molto brave le maestre e ci volevano bene, ti dico delle elementari eh, ci portavano a fare le passeggiate e a visitare la città. Avevamo una sola maestra che ci insegnava tutto, non ci s’avevano tre o quattro come ora. Poi come ti ho detto eravano due classe insieme, chissà come si imparava, capirai!

Dopo la scuola elementare hai continuato gli studi?

Mah io dopo le elementari sono andata a lavoro, 12, 13 anni e ho intrapreso la strada da sarta. Sono andata in una sartoria in cui eravano tantissime donne a lavorare, mi sono inserita e trovata sin dall’inizio benissimo,nonostante il lavoro fosse faticoso. All’interno della sartoria ho trovato tante amiche e la cosa bella lo sai quale è? A distanza di anni ancora ci telefoniamo.

Del nonno cosa mi racconti?

Il nonno l’ho conosciuto quando già lavoravo. Erano i giorni di palio e insieme ad altre due amiche andai al Luna Park dove c’erano dei ragazzotti che ci seguivano, dovevi vedere come facevano gli strulli! Fra di loro c’era anche il tu’ nonno, mi prendeva in giro dicendomi che avevo paura di salire sulla ruota panoramica, non era mica vero, allora ci salimmo insieme… Noi facevamo tutte le giostre e loro non avevano i soldi, non ne facevano nemmeno una. Poi ci siamo fidanzati, eravamo 4/5 cittarelle e loro uguale, ci ritrovavamo sempre per la strada e alla fine ci siamo messi insieme e siamo arrivati a sposarci. Io mi sono trasferita a Rapolano dal nonno e dopo un po’ di anni è nato il tu’ babbo Michele.

Come hai vissuto la maternità all’epoca?

Sai non era come ora, c’erano meno controlli rispetto ad oggi, ai tempi ci seguiva una donna chiamata “levatrice” nemmeno ostetrica. Dopo quando è nato Michele ho continuato a lavorare e fare la sarta ma da sola. Passati dieci anni è nato il tu’ zio Simone ed era già tutto più moderno  e pieno di assistenza all’ospedale. Come ho vissuto la mia vita da mamma?A volte andava tutto bene altre male…

Arrivata ad oggi se tu dovessi rivolgere uno sguardo al passato ti ritieni soddisfatta della tua vita, la tua famiglia, figli e nipoti?

Certo che sono soddisfatta, ho due figli adulti con famiglia e tre nipoti, a cui cerco di dare quello che ho; la mia vita l’ho realizzata.  L’unico dispiacere è che sono rimasta sola ed è l’unico vuoto che ho ma la vita è anche questa.

Martina vieni qui, mi è venuto in mente cosa ho combinato al mi’ fratello quando ero piccina; ora te lo voglio raccontare.
Devi sapere che ero gelosa, ma gelosa eh del mi’ fratello! Quando abitavamo vicino alla mi’ nonna andavamo sempre da lei e lì c’era una fonte dove la mi’ mamma con la mi’ zia lavavano i panni. Giocavo con le mi’ cugine e quando arrivò il mi’ fratello che feci? Ce lo buttai dentro! Menomale non si era soli, sennò affogava, ero birba eh!