Vinicio Parenti
Intervistato dalla nipote Adele Parenti.
Nato il 10 gennaio 1938, a Pian delle Cortine nel comune di Asciano.
Allora, qual è il tuo primo ricordo?
Eh... dipende quale... questa domanda è difficile, il primo ricordo... mah sai, il primo ricordo (ride) può esse in tanti modi, proprio mi rimane difficile... eh eh il primo ricordo che mi posso ricorda’ è quando ero piccino che si stava lassù, insomma lì a casa, che la mi' mamma nel ‘44/45 la lanciarono, le tirarono le bombe e lei volò per aria come una foglia... volò eh.. Poi cascò ed era tutta bruciata e arrivò nel mezzo al bosco e appunto cascò nella macchia e 'un si ruppe nemmeno un osso, niente.. E tribulò tanto eh, però... insomma ne uscì viva...
Poi noi, hai visto, si stava lì in Pian delle Cortine a podere Sant’Alfredo.. Capito?
E la scuola? Che scuola hai frequentato?
Ho fatto fino alla quinta elementare a Castelnuovo Scalo, vicino alla stazione di Castelnuovo Scalo... I professori 'un c’erano, cioè noi mica si chiamavano così, per noi erano i maestri e poi ogni tanto si faceva vede' il Direttore e quando veniva, eh me lo ricordo, tutti sull’attenti.. Perché il Direttore (tide) .. mamma mia!
Poi noi ci s’aveva le punizioni... Le punizioni qualche volta.. Mah, no no io difficile che avessi preso le punizioni perché 'un ero tanto... ma insomma c’avevo degli amici che... Perché una volta usava, a quel tempo lì, porta’ i polli, i coniglioli ai professori... Sie ma che professori alle maestre volevo dire... E insomma c’era un ragazzo che ora prima di morì faceva lo spazzino a Siena e lui era... (ride) senti che faceva, lui faceva un casino a scuola che era un continuo gridalli “Fuori” e lo buttavano fuori dall’aula e lui andava al bagno e la mattina i ragazzi portavano questi polli o piccioni, coniglioli e queste maestre le mettevano là nella stanza dello spogliatoio e poi quando andavano via se li pigliavano. Chiaro no? 'Un li lasciavano mica lì. E lui insomma andò là e un stiede a vede’ chi c’era e chi ‘un c’era, prese tutti questi polli e li buttò. Ma aspetta perché a quel tempo ‘un ti crederai che ci fosse stato lo sciacquone perché c’era la buca con il tappo sopra nel bagno. E lui prese tutti questi animali e via giù per la buca. Capito? (ride a crepapelle) . Cheddì poi quando tornarono a vede’ ‘un trovarono più niente, lì tutti morti dentro a quel coso e ti posso dire che era una cosa tremenda.
Ma quindi c’era un maestro che ti faceva più materie?
Ma certo, prima era così sai... poi un’altra cosa.. a quel tempo lì, dopo la guerra, c’era che non cosava, non c’era nessuna... ovvia insomma, il treno mica passava e allora quando si tornava da scuola io, quel ragazzo sciabordito che ti ho detto prima e tre/quattro più si veniva a casa dopo scuola insieme... Eh, hai visto i bicchierini della ferrovia, no? Lì da Castelnuovo Scalo quando si veniva in giù fino a Val di Biena, dove c’è il go-kartee ora, era più alta la ferrovia della scarpata e sicché c’erano i bicchierini del telefono che erano fai conto a due metri dalle rotaie e noi co' i sassi si spaccava 50 o anche 60 bicchierini al giorno.. Oh quei bicchierini lì eh Adele (me li indica, ne ha uno a casa come ricordo)... ma nel giro di poco, si spaccarono tutti, si faceva a gara a chi li rompeva di più e nel mentre si spaccavano tutti però (ride)… poi non contenti, si voleva fa' il carretto perché ‘un era come ora che ci so’ i giocattoli, a quel tempo c’era il carretto con le rote eh... Allora che si faceva? Dentro i pozzetti dove si aprivano le sbarre da Val di Biena alle Cortine, c’erano tutte queste rote grosse così co’ i fili che da Val di Biena il casellante apriva.. Noi, cheddì si entrava dentro e per facci il carretto si pigliava le rotelle e si portavan via tutte. Sicché a un certo punto, i bicchierini tutti spaccati e le rote 'un c’erano più nemmeno. Infatti una volta venne quelli delle ferrovie, ma vennero a scuola eh, e ci domandarono: “Chi è che ha rotto i bicchierini là da Val di Biena fino a veni’ a scuola, voi che venite da laggiù?” Io risposi di ‘un avelli mai visti, mai rotto un bicchierino... niente, no no.. E insomma, verai vabbè... 'Un ci fecero niente. Poi arrivarono a rimette a posto la linea perché avrebbe riniziato a passa' il treno e le rotelle 'un c’erano più punte... Chi l’ha prese, chi l’ha prese... andavano a cerca’ sempre noi. Menomale, ci fu il capo squad... no, volevo dì il responsabile della ferrovia che era amico del mi’ babbo e un giorno venne a casa e gli disse “oh, fai sparì tutte le rote di questi carretti (perché li vide verai i carretti erano lì), insomma falle sparì tutte perché viene i carabinieri a casa o quelli delle ferrovie perché la colpa è del tu’ figliolo e so tutti i nomi... Però se un vi trovano niente un vi possono fa niente”. Il mi’ babbo prese tutte ‘ste rotelle e le sotterrò tutte (ride). E vennero eh, però un trovonno niente e noi si disse che 'un s’era stati.. E che ci fai? A dei ragazzi piccini... Insomma, che gli dici? Verai, se poi ‘un trovi dove attaccati. Ma se ‘un era per questo amico del mi’ babbo ci beccavano e al mi’ babbo poi gli toccava paga’ un monte di soldi, s’era spaccato ogni cosa. Capito?
Quanti amici avevi? Che facevate nel tempo libero?
Eh 7 o 8 che ci si trovava d'accordo s'era... ‘un è che s'era due o tre... capito?
Nel tempo libero poi si facevan di tutte e di tutto, verai... s'andava a mette le tagliole pe’ piglià l'uccelli, si facevan di tutte.
Rapporto con genitori? Con la sorella?
Mah senti.. il rapporto coi genitori è sempre stato... io non so’ mai stato un violento, sono stato sempre normale insomma... si, qualche calcio nel culo me lo so’ chiappato, ma insomma tutto sommato dai giù...
Poi anche in famiglia si mangiava quello che c'era, mangia’ si mangiava sempre ma ‘un è che... se c'era i polli, mangiavi i polli e se un c'era niente, mangiavi il niente... La domenica s'andava a piglia’ il lesso dal macellaio Venturini, cioè andavo a prende io perché mi davano i soldi col coso, col fazzoletto a fagotto e mi davano i soldi precisi e mi dicevano “Oh, va’ a piglia un chilo di lesso” per modo di dire, un chilo o un chilo e mezzo massimo. Sicché arrivai lì e dissi “Signor Franco” mentre lui era lì al banco alto, un siciliano con tutti i capelli a spazzola, da parte e rispondeva sempre “Cosa vuoi?” (mio nonno lo imita riprendendo il dialetto siciliano) e allora io dicevo “Volevo un chilo di lesso” andava là e prendeva un pezzo: zac zac (rumore del coltello che taglia la carne) e aggiungeva “Sono due chili”... “Oh Signor Franco, a me hanno dato i soldi e c'ho questi qui vedrai”. “Allora un capisci un cavolo! Io allora ti levo il meglio” (continua ad imitare la voce del macellaio). Zac e levava il pezzo bono e quell'altro me lo dava... eppure era così, verai...
La domenica poi facevi la minestra con qualche cosa così eh e poi la sera facevi il lesso con le patate: questo era il pranzo e la cena con quel lesso... eh era così... capito?
Poi c'era la mi’ sorella che lei aiutava alla nonna praticamente a fa’ da mangia’ , anche se lei c'aveva passione pe' ste cose... ma ogni tanto io e la mi’ sorella si litigava... una volta si leticò e io c'avevo una pennata, hai visto quelle col gancio in fondo, no? Sicché mi arrabbiai e gli volevo tira’ questa pennata e m'appuntò nei cosi e mi battiede nella testa... un sette (taglio) a questo modo... (ride). Sembrano belle ma so' vere eh.
Io invece un granché ‘un facevo, aiutavo il mi’ babbo un pochino a cosa’... a me le bestie ‘un è che mi garbavano tanto sicché ‘un c'andavo, anche a governa’ i bovi o queste cose qui mh... andavo magari a fa’ qualcosa fori ma qualche volta... Eh, ecco... l'unica cosa che addopravo era quando si seminava con la seminatrice coi bovi sicché il mi’ babbo mi diceva “Oh, vai a dritto eh che poi quando nasce fa la spia” - perchè vedrai, cheddì, se seminavi storto e lasciavi una striscia senza passacci sopra, vedrai che succedeva, succedeva che quando nasceva, lì ‘un ci nasceva di certo... sichhè ecco, mi brontolava sempre a quel modo.
Come si corteggiavano le ragazze?
Eh, come si corteggiavano... verai, veniva spontaneo eh... io le trovai abbastanza ma una la trovai a 15 anni e c'avevo il motorino e andavo sempre a tutta ronba perchè lei stava vicino a Pianella e per arriva’ da lei bisognava passa’ da un cimitero, perché se vai da Pianella verso san Regolo su di lì, è anche una zona bellissima... insomma c'era questo paesino... oddio, come si chiamava di preciso lì dove stava 'sta citta... ‘un me ne ricordo... vabbé insomma s'andava su e questa citta si trovò alla festa di San Lorentino e appunto s'andava a trovalla e c'era anche un circolino lì, c'era un circolino fai conto proprio una trappola... un banchetto con due o tre bicchieri e bottiglie di roba, qualche pastina, qualcosa così... s'andava lì e si guarda la televisione, poi lei andava a casa e io partivo ma si faceva le 10-10:30 però avevo sempre questo pallino di passa’ dal cimitero... quando arrivai a passa’ questo cimitero, una notte, veniva giù uno di questi uccelli notturni, 'un so che era ma arrivai lì, anche perché du’ scalini e si va proprio nel cimitero e mi venne giù quest'uccellone dai cipressi, una bestia a questo modo e mi passò proprio davanti agli occhi... insomma io con questo motorino da lì a arriva’ a casa c'avrò messo 5 minuti, a fiamma di foco dalla paura. Ecco di lì ‘un ci ritornai più.
Dopo questa ragazza, quante altre ne hai frequentate?
Eh... ora bisognerebbe che ci pensassi... ‘un me ne ricordo mica (ride).
Comunque ce l'ho avute abbastanza... ah, e poi un'altra a Presciano, c'era Giulietta... che ora sta... un so io l'ho rivista quando andavo alla Coroncina al barre e stava lì in Valli... però ora 'un me lo ricordo bene...
Poi ho trovato 'sto troiaio (indicando mia nonna) che era sempre qui in casa con la mi’ mamma.
Quando è stata la prima volta che hai visto nonna?
Cheddì, verai... ‘un era nemmeno tanto grande, era piccina e veniva sempre qui in casa mia dalla mi’ mamma... la scusa era di anda’ dalla mi’ mamma e poi veniva sempre qui... verai, rompi le scatole oggi, rompi le scatole domani alla fine eh..
[Interviene mia nonna]
Perchè ci sei stato male con me fino ad ora, vero? (mio nonno ride).
Quanto siete stati fidanzati prima di sposarvi? Il matrimonio?
[Mia nonna]: 12 anni, te lo dico io guarda.
Eh 12 anni, ma ‘un ero mica tanto deciso io...
E poi ci siamo sposati... quand'era di preciso?...
[Mia nonna]: Il 13 ottobre del '70.
Eh si, del '70... il matrimonio comunque fu un bel matrimonio, ci si sposò a Porta Pispini e già lì volevo cambià la sposa all'altare... vero, questo è vero (ride)... la mi’ moglie ‘un arrivava mai e c'era la figliola di quella che stava a porta a porta con la mamma della mi’ moglie e c'era anche lei perché si doveva sposa’... una bella ragazza, bella veramente... alta e bella bella... e sicché era lì in Chiesa e questa (riferito a mia nonna) non arrivava e il prete disse “Vai intanto sposati te mentre si aspetta che arrivi l'altra sposa”... questa era bella sicché dissi “Sposaci, vai vai” e tutti comincionno a ride e poi andò a fini’ che arrivò la mi moglie e andò a monte ogni cosa... sennò si poteva anche fa’... (ride)
Per quanto riguarda il lavoro?
Prima prima andavo a manda’ il trattore, a coltra’ e a lavora’ la terra col trattore poi dopo andai a fa’ il benzinaio, e come sai anche te, ho smesso un anno fa ma nemmeno... poi ho sempre fatto il benzinaio, 50 anni.. altro che 50.. saranno anche 60. I soldi ‘un se ne portava tanti a casa ma pe' campa’ ci si campava, poi si cominciò a guadagna un po' di più e cominciai a cambia’ il motorino, la vespa, poi la Cinquecento, poi un'altra Cinquecento, il 128 e poi giù giù... insomma poi cominciai con l'Alfa Romeo, 3 o 4 Giuliette, le 75... insomma di macchine l'ho cambiate un monte eh, ecco..
Qual è l'episodio più divertente che ti ricordi?
Ahh... sì quello con la mi’ nonna..
[Interviene mia nonna]
Eh sì, quella la facesti bella.
Verai che succedeva, c'era la mi’ nonna e quella che sarebbe stata la su’ cognata, la sorella del su’ marito che era una vecchina gnorante quanto un ciuco... sicché la mi’ nonna che era boncitta e anche il mi’ nonno, erano bravi... sicché per Pasqua usava fare le schiacciate e i corolli, quelli tondi così che sapevano d'anice, boni... sicché quando vidi ‘sta zuppiera d'ova, le puntai... però quest'ova erano contate perché s'era tanti e c'era da fa’ tre o quattro schiacciate... ci voleva fai conto 20 coppie d'ova, un chilo di zucchero per modo di dire... insomma tutta la dose precisa e questa donna scoglionata accende il forno a legna... io dissi alla mi’ nonna guardando sta zuppiera che volevo un ovo pe' mangiallo... Quella donna mi sentì e mi disse: “Eh te lo do io l'ovo” (imita una voce arrabbiata). Alla fine st'ovo ‘un me lo denno perché appunto era tutto preciso e effettivamente avevano ragione, anche quella donna voleva tutto preciso perchè se ‘un l'aveva precisi si incavolava 'sta vecchina.
Quindi io dissi dentro di me: “Eh ora vi medico io!”. C'avevo il mi’ zio Arturo che aveva du’ femmine ma lui voleva un maschio sicchè anche quando il mi babbo mi fogava lui qualsiasi cosa mi chiappava e mi salvava sempre e io ne approfittavo un po'. Allora loro cominciano a lavora’ e quando ‘un mi videro io presi quest'ovo anche se ‘un sapevo dove anda’ e dove buttallo perché lo feci per dispetto... mica per altro. Allora dissi, dove lo butto dove lo butto e pensai che siccome a quel tempo usava ave’ il vaso da notte sotto il letto, io entrai sotto il letto e schiacciai quest'ovo nel vaso e scappai. Che dici... dopo un po’ino cominciarono a cercammi pe' sape’ dove avevo messo l'ovo... Io vidi il mi’ zio che veniva là dal campo con la falce in spalla e io giù pel campo come un missile mentre queste a bercia’... Il mi’ zio appena mi vide mi disse: “Che hai combinato ‘sta volta?” E io gli raccontai quello che era successo e gli dissi di averlo schiacciato nel vaso da notte... verai, di lì un lo riprendevano di certo... Poi andai a casa, io ero attaccato alle gambe del mi’ zio che tanto con lui mi sentivo al sicuro e lui raccontò a loro quello che avevo fatto... insomma, ‘un è buscai solo perchè ero co lui perché sinnò me le davano, verai ‘un c'erano scampi.
Allora poi mi toccò partì pe' anda’ a cerca’ una coppia d'ova perché quella donna sinnò ‘un ci faceva le schiacciate e s'andò a fassele dà da quelli di sopra mi pare... insomma, ‘un me lo ricordo questo qui, ma insomma poi mi toccò trovalle perchè era già Venerdì Santo e quella sinnò ‘un ci faceva le schiacciate (ride).